Megalopolis, il nuovo film di Francis Ford Coppola in Concorso Ufficiale, era probabilmente il film più atteso del Festival di Cannes 2024. Va detto che sul progetto si è scritto molto. Il regista americano ci pensava dagli anni '70 e il film - sicuramente l'ultimo della sua carriera - sarà costato anche l'astronomica cifra di 120 milioni di dollari provenienti dal patrimonio personale di Coppola.
Nella città di New Rome, Adam Driver interpreta Cesar Catalina, un architetto geniale - anche se denigrato - che sogna di essere l'urbanista di una città utopica creata grazie a un materiale di sua invenzione, dalle proprietà uniche e inedite: il megalon. Il sindaco della città, Franklyn Cicero(Giancarlo Esposito, l'indimenticabile Gus Fring in Breaking Bad), rimane impegnato in una politica regressiva - nel migliore dei casi, stagnante - e individualista.
In questa futuristica favola romana, narrata in voce fuori campo da Laurence Fishburne, uno degli ultimi mostri del cinema hollywoodiano dipinge un ritratto al vetriolo dell'America contemporanea. I ricchi di questa città decadente possono divertirsi un mondo, con scene di divertimento e abuso di sostanze che traboccano diautoindulgenza, ma sono presto coinvolti nella loro inimicizia, nella loro bassezza e nella loro megalomania.
Sebbene Coppola sembri essersi divertito - anche se si dice che le riprese siano state un incubo per molti - e sotto molti aspetti il film dimostri un'innegabile modernità, molte sequenze dieffetti speciali (non tutte, grazie al cielo) appaiono terribilmente datate, ed è qui che sta il problema per colui che è stato uno dei precursori della New Hollywood.
Alla fine, Megalopolis è un pasticcio stranamente amabile, che si diverte con le immagini, il montaggio e il tempo, a patto che ci si riesca a immedesimare e a lasciarsi trasportare. Sostenuto da una parata di star (Dustin Hoffman, Jon Voight, ma sono soprattutto la vampirica Aubrey Plaza e la dolce Nathalie Emmanuel a colpire nel segno, ognuna nel proprio registro), Megalopolis colpisce l'America trumpista - cristallizzata nel personaggio populista e pesante di Shia LaBeouf - e ne approfitta per venire in soccorso di un futuro più verde.
Un film difficile da identificare che non lascerà nessuno indifferente, nel bene e nel male, ma che sicuramente lascerà molti in disparte.
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