Dopo Kim Chapiron e Ladj Ly, è il turno di un altro membro del collettivo Kourtrajmé di passare dietro la macchina da presa: Saïd Belktibia. Roqya è il suo primo lungometraggio, al confine tra thriller e film d'azione, interpretato da Golshifteh Farahani. L'attrice interpreta Nour, una giovane donna che si guadagna da vivere contrabbandando animali esotici, che poi vende ai guaritori.
Il film si diverte a prendere in giro l'emergere dei marabutti 2.0, pronti a pubblicizzare i loro poteri sui social network, quando prima questa pubblicità si limitava a distribuire volantini più che altro ridicoli fuori dalla stazione della metropolitana di Barbès, sostenendo ostinatamente di essere in grado di riportare in vita vostra moglie e di farvi vincere al Lotto.
Lo ammette la stessa Nour, mentre sviluppa Baraka, un'app simile a Doctolib per trovare un marabutto, uno sciamano o un guaritore piuttosto che un dentista o un medico di base: "È tutto un business". Fino a una scena in una clinica di periferia dove si eseguono esorcismi a raffica, giorno e notte; una vera e propria uberizzazione del marabutismo.
Quando un consulto va male, viene accusata di stregoneria e cade preda dei creduloni. È l'inizio di una caccia alle streghe condotta dalla gente del posto e sostenuta dalla muscolosa messa in scena tipica delle produzioni di Kourtrajmé, con inquadrature al rallentatore, inseguimenti incalzanti, appartamenti in fiamme e violenze destinate a scioccare. Ma nonostante questo ritmo apparentemente incalzante, il film cade rapidamente nel dimenticatoio, mentre la crudele mancanza di qualsiasi sentimento reale emanato dai personaggi rende impossibile provare simpatia per loro.
Né questa madre alla ricerca del figlio, né questo ex violento(Jérémy Ferrari, al suo primo ruolo in un film) che dovrebbe suscitare il nostro interesse, né questo padre anziano(Denis Lavant) dedito anima e corpo alla salute mentale del figlio, riescono a suscitare qualcosa in noi. Roqya è un film distante da cui non traspare alcuna emozione reale, nonostante i pianti (tanti) e le lacrime (troppe) - nemmeno nei confronti degli animali di contrabbando che vengono sacrificati.
La colpa è della regia disordinata degli attori e della mancanza di chiarezza su temi importanti e più che mai attuali: la misoginia imperante e ordinaria (per un film su una strega, figura importante della storia femminista, è il colmo) e l'esplosione rapida e inarrestabile dei social network in risposta a ogni notizia. Per un film su un argomento così esoterico, preferiamo di gran lunga Salem di Jean-Baptiste Marlin, nelle sale quasi in contemporanea.
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