La storia di Sylvain Tesson è stata un fenomeno in libreria. È quindi naturale che il cinema se ne interessi. È il regista Denis Imbert ad occuparsi dell'adattamento, con Jean Dujardin nel ruolo principale. Il film uscirà nelle sale il 22 marzo.
Il film racconta la storia di Sylvain Tesson stesso, nel 2014, dopo aver subito un incidente durante una serata alcolica. Prima dell'uscita in brossura sono state vendute più di 230.000 copie del libro, che ha avuto un'ottima accoglienza. Oltre a Jean Dujardin, il cast comprende anche Izïa Higelin, Anny Duperey e Joséphine Japy.
Il nostro parere
Ci si potrebbe aspettare un film opportunistico e miserabile su un uomo che tenta un lungo cammino di resilienza dopo un grave incidente. Ma Sur les Chemins noirs è tutto il contrario. Innanzitutto, apprezziamo il fatto che la storia dell'incidente (mostrata in modo eccessivo nel trailer del film) venga evitata e che vengano lasciati solo dei pezzi. Nel corso della storia, non sappiamo esattamente cosa sia successo a questo pseudo Sylvain Tesson per renderlo così sfigurato. Il dramma è evocato da piccoli tocchi, prima di ottenere il quadro completo.
Denis Imbert riesce così a evitare una storia classica e un po' noiosa e mostra il suo personaggio fin dall'inizio come un uomo poco simpatico, ma trasformato da questo dramma. La recitazione di Jean Dujardin è di ottimo livello. Ma non mentiamo, ciò che interesserà maggiormente lo spettatore in questo film è lo splendore dei paesaggi naturali ripresi. Questo tour delle strade secondarie della Francia è visivamente sontuoso e conferisce al film un aspetto da cartolina tutt'altro che sgradevole.
Ovviamente, questo non basterà a convincere il più cinefilo, ed è per questo che la sceneggiatura è arricchita dalla storia che il personaggio scrive durante il suo viaggio. Questo fa di Sur les Chemins noirs un film eminentemente letterario, con la voce fuori campo del suo protagonista, testimone di ciò che viene scritto in questi piccoli quaderni. Non abbiamo letto il libro di Sylvain Tesson, ma non ci stupiremmo se questa voce fuori campo fosse tratta direttamente dalle sue pagine.
Nel corso di questo viaggio terapeutico, il personaggio incontra un'intera galleria di personaggi, ma è da solo che l'avventura è più esaltante per lui. Si tratta di perdersi sulle strade per trovare meglio se stessi, un bel viaggio di resilienza che incute rispetto quando si sa che è stato realmente realizzato da Sylvain Tesson. È un film che piacerà agli amanti del bel linguaggio e degli angoli poco conosciuti del Paese.
Pierre, scrittore ed esploratore, si arrampica ubriaco sulla facciata di un hotel e cade per diversi piani. L'urto lo fa cadere in un coma profondo. Quando si risveglia, riesce a malapena a stare in piedi e, contro il parere di tutti, decide di attraversare la Francia a piedi lungo la diagonale del vuoto, per percorrere questi sentieri dimenticati. Un viaggio unico e senza tempo per incontrare l'iper-ruralità. "La mia salvezza era nel movimento, se fossi riuscito nella mia traversata, avrei ottenuto una riparazione.
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