Presentato al Festival di Alpe d'Huez, Ici et là-bas arriva nelle sale il 17 aprile. Diretto da Ludovic Bernard, il lungometraggio riunisce due comici francesi: Hakim Jemili e Ahmed Sylla, che, a distanza di 7 anni, ritrova il regista francese che gli ha dato il suo primo ruolo cinematografico in L'Ascension.
Adrien (Hakim Jemili) vive in Senegal da 15 anni, conducendo una vita tranquilla con la sua compagna Aminata. Quando viene rimandato in Francia dalle autorità senegalesi per un problema di visto, finisce con l'ospitare Sékou (Ahmed Sylla), un lontano cugino della moglie che lavora a Parigi come venditore di "Terroirs de nos Régions" - la somiglianza con Nos régions ont du talent non è, ovviamente, casuale.
Costretto dal suo capo a recarsi nelle regioni per incontrare i suoi clienti, con i quali ha parlato solo per telefono (si può intuire il "problema"), Sékou non ha altra scelta che accompagnare questo strano cugino in un tour della Francia che ha in serbo per loro molte sorprese. Attingendo ai codici classici del buddy movie, che costringe due personalità diametralmente opposte a imbarcarsi in un'avventura condivisa, Ici et là-bas gioca con l'attualità e ambienta la sua storia in un mondo "alla rovescia", dove chi viene rimandato in Francia fa di tutto... per non tornarci.
Il film usa l'umorismo e la leggerezza per denunciare il razzismo e i pregiudizi più radicati, non risparmiando nessuno dei due cugini - anche se traccia un ritratto meno lusinghiero di Sékou, che in Francia preferisce essere chiamato Cédric e che viene dipinto come "più bianco del bianco", con il suo accento parigino artificiale e i suoi viaggi in auto al suono di Cabrel.
Ma dopo qualche bella battuta, il film stesso sprofonda nella caricatura e nel cliché, mentre il duo viaggia attraverso le regioni francesi seguendo il calendario delle feste di paese e Sékou si trova a confrontarsi, suo malgrado, con il colore della sua pelle.
Non c'è dubbio che Ici et là-bas avrebbe potuto avere un po' più di mordente (non sempre facile con un soggetto come questo) e, soprattutto, evitare il lieto fine pieno di buoni sentimenti a cui le 1,5 ore di film ci conducono in modo scontato.
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