Ma vie ma gueule di Sophie Fillières, film di apertura della Quinzaine des Réalisateurs: La nostra opinione

Da Manon de Sortiraparis · Pubblicato su 17 maggio 2024 alle 22:33
L'ultimo film di Sophie Fillières, Ma vie ma gueule, ha aperto la Quinzaine des Cinéastes 2024. Scoprite cosa pensiamo dell'ultimo film della regista francese, scomparsa l'estate scorsa.

Il settimo e ultimo film di Sophie Fillières, Ma vie ma gueule, che uscirà nelle sale il 18 settembre 2024, ha aperto la Quinzaine des Cineastes 2024 con un grande evento. Ma vie ma gueule, che uscirà nelle sale il 18 settembre 2024, è interpretato da Agnès Jaoui nel ruolo di protagonista , come una controparte cinematografica profondamente toccante del regista francese scomparso l'estate scorsa. È difficile non vedere il suo doppio in questo toccante autoritratto, nelle vesti di Barberie Bichette (Agnès Jaoui, appunto), che, con suo grande dispiacere, è conosciuta come Barbie.

Forse era bella, forse era amata, forse era una buona madre per i suoi figli, una collega affidabile, una grande amante - sì, forse. Oggi è nero, è violento, è assurdo e la terrorizza: ha 55 anni (alla faccia dei 60 e presto di più!). Era inevitabile, ma come si fa a fare i conti con se stessi, con la morte, con la vita insomma? Una cinquantenne un po' sfigata ma in fondo così banale. Così ordinaria anche questa vita quotidiana scandita da brevi poesie scritte su un angolo di tovaglia di carta e da appuntamenti con lo strizzacervelli per spiegare le sue mancanze.

Sull'orlo di una crisi per tutto (la solitudine, il divorzio difficile da accettare, i figli così duri con lei, il lavoro incostante, le ossessioni invasive), la voglia di buttare tutto all'aria ( "Quante altre fottute docce prima di morire?" si chiede, "Devo ritrovare il gusto della vita") filmata con infinita empatia, una sincera assurdità che nasce dalla lunghezza presunta, e un vero senso del dialogo che è allo stesso tempo divertente e dolceamaro.

Trasportato dall'inizio alla fine dall'immensa Agnès Jaoui, il film vanta anche alcuniruoli di supporto stimolanti: Valérie Donzelli, Laurent Capelluto e Philippe Katerine, che è solo di passaggio ma funge da innesco per la realizzazione di Barbie. In tre atti ben definiti - una commedia "pif", una tragedia "paf", un'epifania "youkou" - Sophie Fillières ci consegna un film finale intriso di libertà e conoscenza di sé.

Una libertà che lei stessa ha mantenuto fino alla fine della sua vita, chiedendo ai suoi figli, Agathe e Adam Bonitzer, di supervisionare il montaggio e la post-produzione di Ma vie ma gueule . Lo hanno fatto, supportati dai più stretti collaboratori della cineasta.

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