Immaginate un luogo in cui la morte fosse esposta a tutti nel cuore di Parigi... Questo era l' obitorio del Quai de l'Archevêché nel XIX secolo.
Questo ex obitorio comunale, allestito sulla punta dell'Ile de la Cité per aiutare a identificare i cadaveri anonimi, era in realtà pubblico e divenne rapidamente una vera e propria attrazione turistica per i parigini.
In origine, i cadaveri anonimi erano esposti nelle prigioni di Châtelet dal 1804, prima di essere spostati al Quai du Marché-Neuf per facilitarne l'identificazione.
Nel 1864 (o nel 1868, a seconda delle fonti), il barone Haussmann commissionò la costruzione di un edificio simile a un piccolo tempio greco sulla punta orientale dell'Île de la Cité, sul sito dell'attuale Square de l'Île-de-France: il famoso obitorio sul Quai de l'Archevêché.
L'edificio era costituito da un corpo centrale e da due ali: una dedicata alla cancelleria del tribunale e l'altra alle autopsie, al lavaggio dei cadaveri, alle camere dei magistrati e all'anfiteatro.
Al centro, la sala espositiva mostrava i corpi su tavoli inclinati - spesso in marmo nero - visibili attraverso un grande vetro, a volte raffreddato da un filo d'acqua o da un sistema di refrigerazione, a seconda del periodo. I visitatori potevano così fissare i cadaveri - esposti in media per tre giorni - ed esaminare gli abiti dei defunti, appesi al loro fianco, nella speranza di riconoscerne qualcuno.




Nel XIX e all'inizio del XX secolo, l'obitorio del Quai de l'Archevêché divenne rapidamenteuno dei luoghi più popolari da visitare a Parigi. Ogni giorno, fino a 40.000 curiosi di tutte le classi sociali - operai, borghesi, viaggiatori - venivano ad assistere a questo spettacolo morboso.
Alcuni cadaveri, come quello di una bambina scoperto in rue du Vert-Bois nell'agosto del 1886, attiraronofolle enormi, tanto che la polizia dovette regolamentare l'accesso. Lo stesso Émile Zola ne trasse ispirazione in Thérèse Raquin, evocando questa "rappresentazione della morte" accessibile a tutti, dove il pubblico applaudiva o fischiava come a teatro.
Ma verso la fine del 19ᵉ secolo, questa pratica ha attirato le critiche dell'opinione pubblica e della stampa per la sua immoralità, la volgarità di questa messa in scena teatrale della morte e i suoi effetti sulla sensibilità pubblica. Tale pratica è contraria al rispetto dei morti e dei riti funebri. Tanto più che non ci sono state molte identificazioni (solo meno del 20%)!
Nel marzo 1907, il prefetto Louis Lépine emanò un decreto che vietava al pubblico l'accesso all'obitorio, adducendo " l' igiene morale" e sostenendo che l'esposizione dei cadaveri in questo modo era soprattutto una questione di "curiosità" morbosa. Da quel momento in poi, solo le persone dotate di un'autorizzazione speciale potevano entrare nell'obitorio del Quai de l'Archevêché.
Alla fine, nel 1923 l'obitorio fu sostituito dall'Institut médico-légal de Paris, situato in quai de la Rapée nel 12ᵉ arrondissement, e sul suo vecchio sito fu allestita una piazza, oggi Square de l'Île-de-France, delimitata dal Memoriale dei Martiri della Deportazione.
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